Gli scienziati utilizzando minuscole particelle di materiale genetico sono riusciti ad interferire nel processo di replicazione del virus mortale Ebola, riuscend ad impedire che le scimmie esposte al virus morissero di febbre emorragica. Lo studio pubblicato su The Lancet, suggerisce che tale protezione dovrebbe essere possibile anche negli esseri umani. "Negli ultimi dieci anni, abbiamo valutato numerosi approcci terapeutici per il trattamento del virus letali, come Ebola", ha detto il co-autore il Dr. Lisa E. Hensley della US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases (USAMRIID).
"Nessuno di loro ha conferito una protezione completa per i primati infettati dal virus Ebola fino ad ora."
Usando particelle chiamate piccoli RNA interferenti (siRNA), gi ricercatori hanno preso di mira una proteina (detta proteina L) che svolge un ruolo essenziale nel processo replicativo del virus Ebola. Gli RNA inibitori , come sono comunemente chiamati, sono basati su un meccanismo di silenziamento genico naturale utilizzato da tutte le cellule. L'utilizzo di nanoparticelle lipidiche (LNPs) è stato l'approccio più utilizzato per la somministrazione dei siRNA. Per la precisione il team di ricerca ha usato una tecnologia denominata SNALP, che sfrutta acidi nucleici e particelle lipidiche, per somministrare questa terapia agli animali infettati con il ceppo del virus Ebola Zaire (ZEBOV).
Ad un gruppo di tre macachi rhesus è stato dato anti-ZEBOV siRNA per via endovenosa 30 minuti dopo l'esposizione al virus, e nei giorni giorni 1, 3 e 5 dopo l'esposizione altre tre dosi. Ad un secondo gruppo di quattro macachi è stato somministrato lo stesso trattamento sempre 30 minuti dopo l'esposizione al virus, solo che in questo caso la somministrazione è avvenuta per sei giorni, ogni giorno (quindi hanno ricevuto 6 dosi invece di 3).
Due dei tre animali del primo gruppo (che hanno ricevuto quattro trattamenti post-esposizione) sono stati protetti da infezioni letali di ZEBOV e sono sopravvissuti. Tutte e quattro le scimmie a cui sono date sei trattamenti post-esposizione sono sopravvissute. Il regime di trattamento nel secondo studio è stato ben tollerato, con piccole modifiche degli enzimi epatici che potrebbero essere legate alle infezioni virali.
Il virus Ebola causa febbre emorragica e ha un tasso di mortalità che supera l'80% negli esseri umani. Del virus sono stati scoperti vari ceppi di cui solo uno in grado di diffondersi per via aerea (anche se più comunemente si diffonde attraverso il sangue dei fluidi corporei di pazienti infetti), trovare una cura che sia in grado di difenderci da uno dei più pericolosi virus che ci siano è di interesse per la salute globale dal momento che un virus del genere potrebbe essere utilizzato anche come potenziale agente di guerra biologica.
Attualmente non ci sono vaccini o terapie disponibili, i ricercatori che lavorano con il virus di Ebola devono lvorare in un ambiente creato apposta "livello di biosicurezza 4"; (i virus sono classificati in base alla pericolosità in vari livelli. In questi laboratori appositamente progettati, i ricercatori indossano delle vere e proprie "tute spaziali" e devono respirare aria filtrata, senza accennare a tutte le altre norme di sicurezza a cui devono sottostare.
La RNAi SNALP-terapeutico utilizzato nello studio è stato sviluppato dalla Tekmira Pharmaceuticals Corporation di Vancouver, BC.
Ovviamente saranno necessari altri studi per perfezionare il dosaggio, la tossicologia del trattamento, prima che il trattamento possa essere oggetto di licenza per l'uso umano.
Fonti: Eurekalert
Fonti: Eurekalert
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