Gia da tempo si parla dei vari effetti che le sostanze cannabinoidi, principali costituenti della marijuana (fitocannabinoidi), possono avere sull'organismo (FARMACI CANNABINOIDI: un nemico o una risorsa?). Attualmente non è più solo un sospetto che l'abuso di tali sostanze sia coinvolto nell'infertilità maschile, conferma avuta dagli studi effettuati dai ricercatori del Cnr, in particolare l'istituto di chimica biomolecolare, l'istituto di cibernetica, l'istituto di biochimica delle proteine e dell'università degli studi di Roma Tor Vergata. Lo studio chiamato (endocannabinoid system and pivotal role of the CB2 receptor in mouse spermatogenesis) apre nuove prospettive sulla comprensione dei fenomeni di azospermia e oligospermia (diminuzione o assenza totale di spermatozoi) particolarmente in pazienti con normale assetto cromosomico. Tale studio ha infatti dimostrato che nei topi, il sistema endocannabinoide, dove agisce anche la marijuana, è coinvolto nel meccanismo della spermatogenesi. Secondo le più recenti statistiche, sarebbero il 15% le coppie con problemi legati alla fertilità, per il 40% attribuibili a oligospermia o azospermia. Le cause principali possono ricondursi ad origine genetica o malformazioni occlusive o che sfuggono alla classificazione. Una delle cause dell'oligospermia ad esempio potrebbe essere riconducibile al non corretto funzionamento del sistema endocannabinoide, di cui anche la cannabis potrebbe interferire. Si è osservato a tale proposito, che le cellule germinali possiedono recettori del sistema endocanabinoide, e in particolare il recettore CB2 è coinvolto nel meccanismo meiotico mediante il quale da ogni spermatocita primario (con assetto cromosomico 46 XY) si ottengono quattro spermatidi, due con assetto cromosomico 23X e due 23Y i quali daranno origine nel proseguirsi della spermigenesi agli spermatozoi maturi. In parallelo con questo studio, ricerche farmacologiche prevedono un trattamento in vivo con farmaci agonisti o antagonisti dei recettori CB2 ed inibitori della formazione o degradazione del sistema endocannabinoide che potrebbero modulare il funzionamento di tale sistema. Infine, conclude il ricercatore Vincenzo Di Marzo che ha collaborato in questo progetto, l'introduzione della fecondazione medicalmente assistita, se ha risolto gran parte dei casi di infertilità maschile, ha anche portato nella prole un aumento sia di trasmissione genetica dell'infertilità, sia una maggiore incidenza di anomalie cromosomiche, in particolare quelle da difetto di Imprinting (meccanismo coinvolto nella regolazione dell'espressione genica a vari livelli) e quindi varie sindromi rare come la sindrome di Angelman o la sindrome di Prader Willi.
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