Sappiamo che ogni forma di vita va incontro ad invecchiamento, che possiamo definire come l'insieme di modificazioni irreversibili strutturali e funzionali che precedono la morte. Nel nostro organismo sono presenti numerosi tipi di cellule, appartenenti principalmente a cellule labili, stabili e perenni, che differiscono fondamentalmente dal fatto che le cellule labili hanno vita breve e sono continuamente sostituite grazie alla maturazione di precursori come le cellule staminali, lo stesso vale, anche se con un minor tournover, per le cellule stabili che vivono più a lungo. Le perenni al contrario sono quelle cellule (es. cellule nervose e muscolari striate) che non si riproducono mai e che la loro scomparsa non è seguita da sostituzione.
Nonostante il nostro organismo vada incontro a rinnovamento cellulare, l'invecchiamento procede costantemente, legato anche dal fatto che le cellule neosintetizzate si troverebbero in un ambiente che è gradualmente sfavorevole e deteriorato. Attualmente vi sono due linee di pensiero sul concetto di invecchiamento: la teoria della senescenza, che dice che il meccanismo di invecchiamento è determinato geneticamente, e che quindi vi sono dei geni dell'invecchiamento, e la teoria stocastica che si riferisce ad una serie di errori che si accumulano a livello del genoma.
Nonostante il nostro organismo vada incontro a rinnovamento cellulare, l'invecchiamento procede costantemente, legato anche dal fatto che le cellule neosintetizzate si troverebbero in un ambiente che è gradualmente sfavorevole e deteriorato. Attualmente vi sono due linee di pensiero sul concetto di invecchiamento: la teoria della senescenza, che dice che il meccanismo di invecchiamento è determinato geneticamente, e che quindi vi sono dei geni dell'invecchiamento, e la teoria stocastica che si riferisce ad una serie di errori che si accumulano a livello del genoma.
Tutta questa premessa, sembrerebbe essere non valida per le cellule staminali embrionali, precursori in grado di trasformarsi in qualsiasi tipo di cellula, e che quindi risultano essere "immortali". Questo è quanto spiegato da una recente ricerca svoltasi presso il National Istitute on Aging (NIA) statunitenso, e pubblicata sulla rivista Nature. L'immortalità in questo caso è collegata all'azione di un gene, identificato come Zscan4, che continuamente le ringiovanisce. Questo gene è espresso ad intermittenza con un programma di ringiovanimento che si sovrappone al normale processo di senescenza, rendendo le cellule staminali uguali all'inizio. Sappiamo inoltre grazie agli studi condotti in passato dagli attuali premi Nobel per la Medicina (Elizabeth H.Blackburn,Carol W.Greider e Jack W.Szostak) che il meccanismo di sensescenza è accompagnato anche da un accorciamento dei telomeri alle estremità dei cromosomi, Zscan4 causerebbe invece un ri-allungamento dei telomeri, riportandoli così alla lunghezza originale. Queste scoperte pongono una base fondamentale allo studio dell'invecchiamento cellulare e alla possibilità di rigenerazione di organi e tessuti.
Riferimenti:
Patologia Generale - G.M. Pontieri
forse l'immortalita' no, sarebbe bello che si vivesse bene fino a cent'anni, che gli 80 fossero come i sessanta
RispondiEliminaConcordo pienamente!
RispondiEliminasi cosi ti farebbero lavorare fino a 100 anni
RispondiEliminaeheheh mi sa che non hai torto neanche te!
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