giovedì 29 ottobre 2009

FARMACI CANNABINOIDI: un nemico o una risorsa?



È un argomento che non si tratta spesso o, se lo si fa, lo si tratta sempre con molta cautela. Stiamo parlando dei prodotti chimici della cannabis e del loro utilizzo.
Stavolta noi di Biosproject, trascurando gli aspetti legali legati all’uso di tali sostanze, vogliamo provare ad affrontare l’argomento più che altro dal punto di vista clinico-farmacologico.

Il principio attivo più importante della pianta Cannabis sativa è il Δ9-THC (Δ9- tetraidrocannabinolo - C21H30O2), un composto lipofilo che nella pianta è presente sotto forma di acido. L’organismo umano a partire dagli acidi grassi polinsaturi sintetizza e rilascia, solo quando è necessario, sostanze simili ai cannabinoidi dette appunto endocannabinoidi, che esercitano la loro azione andando legarsi ai recettori cannabinoidi (CB) presenti sulle cellule bersaglio; proprio grazie alla presenza dei recettori CB anche i fitocannabinoidi che vengono assunti tramite l’uso di hashish e marijuana possono produrre i loro effetti nell’essere umano.





Il Δ9-THC, altrimenti detto dronabinol, si lega ai recettori CB1 e CB2 (recettori accoppiati a proteine G che sono stati trovati sia nell’encefalo che nel midollo, oltre che in molti organi e tessuti periferici) e, attivandoli, può provocare a seconda delle dosi di somministrazione effetti come euforia, ansietà, fame, secchezza delle fauci, rilassamento muscolare e riduzione dei dolori. I recettori CB1 attivati inibiscono il rilascio di altri neurotrasmettitori, proteggendo così il sistema nervoso da una stimolazione eccessiva, e sono presenti maggiormente nelle aree encefaliche responsabili del movimento (gangli basali, cervelletto), della memoria (ippocampo e corteccia cerebrale) e della modulazione del dolore (midollo spinale e sostanza grigia periacqueduttale).
I recettori CB2 invece sono situati soprattutto nelle cellule immunocompetenti (leucociti, cellule spleniche e tonsillari) sede in cui permettono la modulazione del rilascio di citochine, molecole proteiche responsabili delle risposte infiammatorie.
Dall’analisi delle differenti proprietà dei recettori CB1 e CB2 si può dedurre che le sostanze agoniste dei recettori CB2 non hanno effetti psicotropi e possono essere quindi utilizzate per la messa a punto di farmaci analgesici, antinfiammatori e antitumorali. La più importante di queste sostanze derivate dalla cannabis è il cannabidiolo (CBD) che è attualmente oggetto di studio poiché se ne stanno cercando di chiarire gli effetti collaterali ipnotici e ansiolitici.






[fonte: “Cannabinoidi e Sistema Endocannabinoide” - Franjo Grotenhermen, nova-Institut, Goldenbergstraße 2, D-50354 Hürth, Germany]


Sono già da tempo in commercio, in paesi come la Gran Bretagna, il Canada e l’Olanda, farmaci contro la nausea e il dolore acuto il cui principio attivo sono proprio i cannabinoidi.
Eccone alcuni esempi:
- Marinol® , contiene dronabinol, viene utilizzato per lenire la nausea nei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia e nell’anoressia;
- Cesamet®, contiene nabilone un derivato sintetico del dronabinol, stimola l’appetito nei malati terminali di AIDS;
- Sativex® , contiene sia THC che CBD ed è impiegato per la cura del dolore nelli pazienti affetti da sclerosi multipla.


Tali farmaci nelle farmacie dei paesi che ne permettono la distribuzione vengono regolarmente venduti ai pazienti che si presentano con una ricetta medica idonea. Per i pazienti italiani invece la situazione è un po’ più difficile: non è sufficiente infatti rivolgersi al proprio medico curante per la prescrizione ed andare poi in farmacia per il ritiro della medicina. La richiesta per ottenere il farmaco deve infatti seguire un lungo iter burocratico della durata di circa 3 mesi, poiché deve giungere fino in Canada, lì dove il farmaco viene prodotto legalmente e distribuito dal Ministero della Salute (Health Canada).

Bisogna aggiungere infine che i farmaci cannabinoidi a differenza degli oppiacei non portano ad una dipendenza fisica, ma possono avere effetti psicotropi sul sistema nervoso centrale. Questi farmaci però sono destinati a persone che vivono ogni giorno in preda ai dolori causati da mali come il cancro o la sclerosi multipla, per fare qualche esempio. È giusto allora negare a queste persone il diritto di trascorrere i loro, per alcuni ultimi, giorni soffrendo quanto meno possibile solo perchè non riusciamo a vincere l'imbarazzo che da sempre accompagna, purtroppo, questo tipo di discorsi nel nostro "Belpaese"...?

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