
Le tecniche adoperate dal team, sono molto simili a quelle usate per la clonazione della pecora Dolly, grazie alle quali i ricercatori sono stati in grado di effettuare il trasferimento di Dna nucleare creando 439 embrioni, di cui 57 sono stati impiantati in capre domestiche, la specie più vicina al Bucardo. Solo sette degli embrioni si sono sviluppati e giunti al termine della gravidanza, ma solo una capra ha dato alla luce un esemplare femmina di Bucardo morta però sette minuti dopo la nascita a causa di difficoltà respiratorie casate probabilmente da difetti nel DNA usato per creare il clone. Una dissezione dell’animale ha rivelato infatti anomalie polmonari, anche se tutti gli altri organi erano normali. Tali anomalie sono comuni nella clonazione, infatti l'atto di mischiare il DNA ad altre cellule può portare irregolarità durante lo sviluppo. La storia del Bucardo risulta interessante dal momento che la ripresa di questa specie la si può ottenere solo tramite clonazione, e questo accende altre opzioni come la salvaguardia di specie in pericolo di estinzione. Tuttavia David Wildt, scienziato presso la Smithsonian's National Zoological Park di Washington, DC, che non ha partecipato a questo studio, ha ammonito che il successo della clonazione non sarebbe il primo passo nella creazione di una vera e propria vita alla Jurassic Park. Così come Bil Holt biologo della riproduzione presso la Zoological Society di Londra, ha aggiunto che si deve generare solo uno o pochi animali attraverso la clonazione "non necessariamente produrre una popolazione”. Anche se tutti i figli risultano sani, ha detto, il fatto di lavorare con un solo un paio di campioni genetici significherebbe che non vi sarebbe alcuna diversità genetica della popolazione portando quindi alla comparsa di individui sensibili a malattie o addirittura al cambiamento climatico e non essere quindi in grado di sopravvivere.
Nessun commento:
Posta un commento